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Lo scriveva l’antico lirico greco, padre della tragedia, 500 anni prima di Cristo, ma vale ancora di più oggi, la verità in guerra è la prima a cadere e non c’è niente da fare, non bastano droni, satelliti, immagini live e dirette facebook, giornalisti sul campo, niente. Stiamo vivendo appieno la crisi totale del racconto dell’attualità. che non viene creduto neanche in diretta, che viene messo in discussione dalla disponibilità di nuove tecnologie, dal presunto cinismo delle vittime, dal ruolo dell’eroe che ogni narrazione mette in campo, ciascuna ovviamente con un eroe diverso.

Eschilo

La guerra in Ucraina ne è un esempio plateale. Cominciata il 24 febbraio 2022 con un’aggressione e un’invasione da parte della Russia di Vladimir Putin sul territorio sovrano Ucraino, è stata da subito definita dai Russi come una “Operazione Militare Speciale” e così continua ad essere definita all’interno dei confini della Federazione Russa. A niente valgono i racconti che vengono da Occidente, i racconti della tragedia di Mariupol e della strage di Bucha, etichettati dal presidente americano Biden come crimini di guerra. Tutto viene quotidianamente contestato e respinto come fake news, propaganda, dai sostenitori di Vladimir Putin.

Eppure non dovrebbe essere, eppure dovrebbe essere palese nella narrazione chi è l’eroe e chi invece è l’ombra. Sto parlando naturalmente della narrazione in tre atti, che prevede nel “cammino dell’eroe”, la definizione chiara nella storia di chi è effettivamente il protagonista del racconto e chi rappresenta l’ostacolo da superare. C’è da dire che la propaganda complica tutto con la faccenda dei punti di vista. In una narrazione cinematografica o letteraria, l’eroe è sempre deciso da chi scrive e quindi il corso degli eventi ne è influenzato non solo dalle vicende che ruotano intorno a lui/lei, ma anche e soprattutto dal punto di vista, che ne giustifica le azioni e i comportamenti sulla base del proprio obiettivo.

Vladimir Putin

Questo non succede in modo univoco invece quando alla narrazione di fiction si sostituisce la realtà della cronaca, quando quest’ultima è cronaca di guerra in special modo, tanto che pure Eschilo se n’era accorto già 2500 anni fa. La realtà della cronaca di guerra è una realtà di visioni contrapposte di quello che succede, radicalmente contrapposte: basti vedere la differenza di punti di vista nella natura stessa di ciò che sta succedendo, per i Russi è un’operazione militare speciale, per gli Ucraini e per l’occidente è una guerra di invasione bella e buona.

Come si conciliano queste visioni nel racconto della cronaca prima, nel racconto della storia poi (quando sarà) e nel dispiegarsi quotidiano delle notizie che riguardano tutti i conflitti e il modo di intendere le relazioni geopolitiche? Siamo davvero di fronte alla fine dei fatti e al trionfo delle interpretazioni? Che legame c’è tra la propaganda filo putin e, per esempio, la propaganda novax, perchè l’impressione che si ricava nelle chat di telegram e nei gruppi facebook è quella di una narrazione totalmente alternativa a quella occidentale, complottista, rettiliana, terrapiattista? Perchè? Se fosse un film direi che c’è una regia molto abile dietro, se fosse un libro direi che siamo in un mondo distopico, in cui i cattivi dominano e in cui i cattivi siamo noi. Ma è davvero così? Quanto a lungo la narrazione alternativa di Putin durerà? Quando finirà per collassare sotto i colpi delle immagini satellitari, dei reportage, e farà la fine della protesta No Green Pass, che ha sancito l’autodissoluzione del movimento e la caduta di tutte le argomentazioni a favore della cosiddetta “dittatura sanitaria” semplicemente perchè non c’è nessuna dittatura sanitaria?